Dr. Matteo Famiglietti

Neoformazioni cutanee
e sottocutanee

CHIRURGIA VISO

Le neoformazioni cutanee e sottocutanee possono spesso richiedere un’asportazione chirurgica, per motivi estetici, funzionali o a scopo terapeutico. Tra loro sono comprese quelle benigne, come ad esempio nevi, lipomi, fibromi e cisti, e quelle maligne, quali i carcinomi basocellulari e spinocellulari, i melanomi e i sarcomi.

La conferma diagnostica della sospetta natura di una lesione verrà data solo dopo l’esame istologico del frammento tissutale.

 

Tumori cutanei non melanomatosi

I tumori cutanei non melanomatosi colpiscono prevalentemente soggetti di età compresa tra e i 50 e i 65 anni, soprattutto di fototipo chiaro (capelli rossi o biondi, pelle e occhi chiari), e si localizzano maggiormente a livello delle parti del corpo più fotoesposte (viso, cuoio capelluto, mani, dorso) poiché il principale fattore di rischio è un’intensa e prolungata esposizione ai raggi ultravioletti (compresi quelli delle lampade abbronzanti!). Altri fattori di rischio sono rappresentati da una predisposizione genetica, un’esposizione alle radiazioni ionizzanti o a prodotti chimici come l’arsenico, uno stato di immunodeficienza, alterazioni croniche della cute, ustioni e fumo di sigaretta.

Inizialmente paucisintomatici questi tumori tendono a manifestarsi generalmente come lesioni nodulari, talvolta ulcerate, oppure come lesioni squamo-crostose tendenti all’accrescimento.

I più frequenti sono i basaliomi, o carcinomi basocellulari, atipici nella loro malignità poiché caratterizzati da un rarissimo rischio di metastatizzazione, seguiti poi dagli spinaliomi, o carcinomi spinocellulari, caratterizzati invece da una maggiore aggressività, con tendenza a metastatizzare e a coinvolgere anche le mucose. Questi due tumori coprono insieme il 99% di tutti i tumori non melanomatosi, mentre più rari sono, ad esempio, il carcinoma a cellule di Merkel, il linfoma cutaneo o i tumori degli annessi cutanei.

I carcinomi basocellulari e spinocellulari, se trattati nelle fasi iniziali, guariscono nella quasi totalità dei casi e la chirurgia rimane il gold-standard tra le modalità di trattamento.

 

Melanoma

Il melanoma è tra i tumori maligni della cute quello con la più alta mortalità, sebbene negli ultimi anni ci sia stato un aumento della sopravvivenza in virtù di un’efficace educazione sanitaria. La sua incidenza è in costante crescita in tutto il mondo e numerosi studi suggeriscono che questa sia addirittura raddoppiata negli ultimi 10 anni. Colpisce maggiormente soggetti di età compresa tra i 35 e i 65 anni e può insorgere su un nevo preesistente o su cute integra, per quanto sia possibile la sua comparsa, seppur più raramente, anche in sedi extracutanee quali ad esempio le mucose, l’occhio o le meningi.

Il principale fattore di rischio è l’eccessiva esposizione ai raggi ultravioletti, in particolare la presenza di scottature in giovane età espone a un rischio più che doppio di sviluppare il tumore. Inoltre, uno studio dell’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) ha evidenziato che l’esposizione alle lampade abbronzanti, se avviene in età inferiore ai 30 anni, aumenta il rischio di melanoma del 75%.

Sono più a rischio soggetti con fototipo chiaro, con nevi atipici e con un elevato numero di nevi benigni, che hanno avuto un precedente melanoma e che possiedono una storia familiare positiva per questo tumore.

Le caratteristiche di un nevo che cambia nel tempo ponendo il sospetto di trasformazione maligna sono principalmente le seguenti (ABCDE):

  • Asimmetria;
  • Bordi irregolari;
  • Colore non uniforme;
  • Dimensioni in aumento;
  • Evoluzione repentina nell’aspetto e nella forma.

Il trattamento di prima scelta di fronte a una lesione con forte sospetto di melanoma è la chirurgia. In relazione allo spessore del tumore, analizzato al microscopio dopo la sua completa asportazione, potrebbe essere necessario procedere all’allargamento della precedente escissione e all’asportazione dei “linfonodi sentinella”. Qualora questi risultassero positivi, si procederebbe anche all’asportazione di tutti quelli della stazione linfonodale interessata.

 

COSA FARE PRIMA DELL’INTERVENTO

In preparazione all’intervento dovranno essere consegnati i referti delle analisi e degli esami pre-operatori prescritti, in particolare:

eventuali esami ematochimici e assetto coagulativo; eventuale elettrocardiogramma.

Dovranno essere segnalate allergie e terapie farmacologiche in atto; inoltre, dovranno essere sospesi fumo ed eventuali terapie antiaggreganti e anticoagulanti orali 10 giorni prima dell’intervento (se necessario andranno sostituite da ebpm).

 

COME SI SVOLGE L’INTERVENTO CHIRURGICO

L’intervento chirurgico viene eseguito in anestesia locale, con o senza sedazione, in regime di day surgery, e ha una durata variabile in relazione alla dimensione e al numero delle lesioni.

Quando l’asportazione della lesione prevede un’ampia escissione cutanea non riparabile con il solo accostamento dei margini della ferita, si rende necessaria una ricostruzione al fine di coprire la perdita di sostanza residua, ottenuta mobilizzando i tessuti vicini attraverso le comuni tecniche di chirurgia plastica, oppure utilizzando la cute prelevata da un’altra area corporea.

 

IL DECORSO POSTOPERATORIO

Edema ed ecchimosi potranno essere presenti in prossimità dell’area trattata a partire dall’immediato postoperatorio e si risolveranno spontaneamente nel giro di 5-10 giorni.

È importante utilizzare a livello delle cicatrici residue uno schermo solare totale per almeno 6 mesi.

È consigliabile sospendere il fumo per 20 giorni dopo l’intervento chirurgico poiché questo aumenta il rischio di complicanze e può causare ritardi di guarigione.

DOTT. MATTEO FAMIGLIETTI

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